Dal blog di Andrea Lisi su Il Fatto Quotidiano: i post sul proprio profilo sono dati personali. Il caso dell’assessore salentino lo dimostra

Pubblichiamo di seguito una più ampia riflessione rispetto alle vicende raccontate nell’ultimo articolo scritto dall’Avv. Andrea Lisi per Il Fatto Quotidiano:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/04/02/facebook-i-post-sul-proprio-profilo-sono-dati-personali-il-caso-dellassessore-pugliese-lo-dimostra/3491904/

Per chi volesse approfondire ecco la versione estesa:

Possiamo liberamente utilizzare su Facebook commenti e foto altrui, fare uno screenshot di un post, magari dove vengono pure citati minori, e ri-pubblicare il contenuto come se nulla fosse, senza neppure avvertire l’interessato? La risposta negativa a me appariva piuttosto scontata (nonostante le cattive abitudini del web), ma a quanto pare non è così ovvia per il dr.  Andrea Guido, Assessore per le Politiche Ambientali, Protezione Civile, Igiene, Randagismo del Comune di Lecce. È vero che in campagna elettorale – come in amore e in guerra – tutto è lecito, direbbe qualcuno…ma fino a un certo punto.

Andiamo con ordine, premettendo che il “fatto di cronaca” che esporrò brevemente mi/ci interessa relativamente, ma viene sfruttato al solo fine di provare a ragionare su ciò che accade nel web e su quali sono i nostri diritti di cittadini digitali. Diritti che vengono consapevolmente o inconsapevolmente calpestati nei social, dove il web spesso di trasforma in Far Web purtroppo. E accade allora che la moglie di uno dei candidati sindaci a Lecce nelle prossime elezioni, l’ing. Alessandro Delli Noci (ex Assessore all’Innovazione e peraltro esperto di tematiche digitali), si sia permessa di pubblicare su FB nel suo profilo privato (limitandone la visione ai soli amici) un commento sulla situazione della raccolta differenziata nel Comune di Lecce (che oggettivamente non si trova nelle classifiche nazionali in posti lusinghieri). In questo messaggio (va sottolineato, di natura privata) viene citata anche la loro figlioletta di quattro anni perché viene raccontato con spirito ironico come la piccola si sia chiesta perplessa come mai nei suoi libri di scuola le venga insegnato che “il vetro va nel bidone verde separato dagli altri rifiuti”, mentre a Lecce il colore della spazzatura da utilizzare è diverso. A Lecce, infatti, “in direzione ostinata e contraria” rispetto al resto dell’Italia (esiste dal 2013 una normativa UNI in materia), i colori decisi dall’amministrazione pubblica hanno colori diversi e più creativi. Ma non è questo il punto che rileva ai nostri fini.

Tutto, infatti, avrebbe potuto terminare qui, al commento ironico e irriverente di una bimba al quale l’assessore avrebbe anche potuto ritenere di rispondere pubblicamente con altrettanta ironia, senza citare espressamente l’episodio privato, ma sfruttando l’occasione per fare chiarezza sul punto. Ciò che è accaduto è invece singolare. Infatti, il dr. Guido, probabilmente nella foga di replicare in piena campagna elettorale a un così fastidioso e impertinente appunto, ha deciso di acquisire (chissà da dove e come?…) lo screenshot del messaggio privato della signora Deli Noci, di mantenerlo intatto, senza anonimizzare i dati personali (contenenti – lo ricordiamo – anche il nome di una bambina) e di replicare nel suo profilo pubblico su FB. Tutto come se nulla fosse.

Senza entrare quindi nel merito della questione, il modus operandi dell’assessore è corretto o deve considerarsi profondamente sbagliato in punto di diritto? Insomma nei social regna il “far web” oppure esiste una normativa applicabile?  Occorre prima di tutto precisare che il comportamento dell’assessore va considerato eticamente poco corretto. Esiste, infatti, la cosiddetta netiquette e un comportamento del genere è da considerarsi riprovevole per le stesse regole che il mondo di internet sin dall’inizio si è dato e che l’intera community di Facebook si è impegnata a rispettare nel momento in cui si è registrata al servizio. Inoltre, la piattaforma social di Facebook rinvia nelle sue condizioni di utilizzo alla normativa applicabile in materia di protezione dei dati personali, imponendo agli utilizzatori del suo servizio attenzione e osservanza delle rispettive normative nazionali (come è giusto che sia). Quindi Facebook non è il Far Web e chi utilizza i servizi di Facebook poggia i suoi piedi sulle regole di educazione e sulle norme di diritto del mondo reale. Quindi effettuare senza consenso uno screenshot di un post altrui, con la foto del profilo dell’utente, va considerato sempre e comunque un comportamento grave che viola la normativa attualmente in vigore in materia di protezione dei dati personali (Decreto Legislativo 196/2003 e Regolamento UE 679/2016).

Ma davvero lo screenshot di un post su Facebook si può considerare un dato personale? Molti se lo chiedono ancora. Ma non ci possono essere dubbi al riguardo. Secondo la normativa italiana deve considerarsi dato personale “qualunque informazione relativa a persona fisica, identificata o identificabile, anche indirettamente, mediante riferimento a qualsiasi altra informazione, ivi compreso un numero di identificazione personale”. Quindi anche la targa di un’autovettura o un numero IP possono essere considerati dati personali. Figuriamoci se, nel caso specifico, non debba essere considerato come dato personale lo screenshot pubblicato dall’assessore Guido contenente la foto della signora Delli Noci (oltre al nome e cognome reale associato al profilo), il nome della bimba (minore di età) e contenente altre informazioni personali.

Ma i post su Facebook non dovrebbero invece considerarsi pubblici? L’ha ribadito recentemente anche il Garante. Alcuni potrebbero chiederselo in ragione di un recente provvedimento, nel quale in realtà il Garante ha solo sottolineato che i post su Facebook, anche quando sono applicate restrizioni privacy, non possono mai garantire massima riservatezza e i rischi diffusione vanno sempre considerati, e questo a maggior ragione quando si postano foto e/o dati personali di minori (in questo caso peraltro coinvolti in procedimenti giudiziari). E questa valutazione del Garante non può che ritenersi corretta giuridicamente, oltre che di buon senso.

In ogni caso, anche se un post su Fb dovesse ritenersi sempre “pubblico” (e non è così e il Garante non l’ha mai riferito in suoi provvedimenti), il discorso dal punto di vista della normativa privacy non cambierebbe. Infatti, come ha ricordato il Garante in tante occasioni, anche per i dati personali contenuti in elenchi pubblici valgono le regole del Codice, infatti tali dati non possono essere liberamente riutilizzati per qualsiasi scopo e senza il consenso dell’interessato, perché occorre sempre rispettare la finalità della pubblicazione nel loro trattamento. Nel nostro caso specifico, la signora Delli Noci (anche per la sua bambina) aveva dato il consenso all’Assessore Guido per l’utilizzo di quel post? L’Assessore Guido poteva invece ben spiegare le sue ragioni senza pubblicare nome e cognome della signora e della bambina e senza effettuare lo screenshot del post?

Inutile approfondire oltre la questione perché credo che le risposte dal punto di vista giuridico siano ormai ovvie. Questo accadimento invece dovrebbe farci riflettere su quanto bisogno ci sia oggi di alfabetizzazione su argomenti così delicati, a partire dai nostri politici e quanto sia utile riportare risposte corrette anche in contesti istituzionali su queste materie, come qualche volte si fa con efficacia, ma non sempre con adeguata visibilità.

Resta l’amarezza invece per come ancora venga considerato il ruolo di una moglie rispetto al marito politico, dando per scontato che lei sia solo un megafono passivo delle idee del pater familias e vada quindi suo malgrado coinvolta in campagne politiche. Ma questo è un altro discorso su cui riflettere con attenzione e sul quale occorrerebbe con altrettanta urgenza intervenire culturalmente, perché anche di questi salti culturali l’Italia ha disperato bisogno.